mercoledì 12 giugno 2013

OCCHIO CHIUSO NON MUORE_VEDERE AD OCCHI CHIUSI

Quando si chiudono gli occhi su questo mondo si aprono su altri mondi. 
"Il mistero nel mezzo, la chiave nell'occhio"
[Intervento grafico di Cristina Senatore su collage digitale fatto con immagini tratte da internet.
Nel collage: Giano bifronte, mappamondi antichi, disegno della cupola di Brunelleschi_marzo 2013]


La vista - non l'occhio - è un organo perenne. 

Potere Vedere secondo me corrisponde a potere Esistere. Anche i ciechi vedono. 


Nel dizionario Treccani on line leggo: 

cieco: cièco agg. e s. m. (f. -a) [lat. caecus] (pl. m. -chi). – 1. a. Privo della vista, dell’uso degli occhi: diventare c.; essere c. dalla nascita; c. da un occhio; non sono mica c., per affermare che ci si vede bene o che si è certi di ciò che si è visto.

.. "Privo della vista".. se ne avessi il potere cambierei questa definizione, perché la vista non dipende dall'occhio. 

Se si esiste si vede. Non è importante tanto quello che si vede - tanto tutto quello che si vede esiste, ed essendo limitati abbiamo sempre una visione parziale del Tutto - ma che si veda! Se non si vede vuol dire che non si esiste. E se non si esiste non si può essere vivi per affermare di non vedere né tanto meno si può dire che non vede a qualcuno che non esiste.
Mi hanno sempre detto che sogno ad occhi aperti, "svegliati!" mi gridano!... Nessuno ha mai pensato che potessi vedere anche ad occhi chiusi!







« Volendo seriamente ricercare la verità delle cose, non si deve scegliere una scienza particolare, infatti esse sono tutte connesse tra loro e dipendenti l'una dall'altra. Si deve piuttosto pensare soltanto ad aumentare il lume naturale della ragione, non per risolvere questa o quella difficoltà di scuola, ma perché in ogni circostanza della vita l'intelletto indichi alla volontà ciò che si debba scegliere; e ben presto ci si meraviglierà di aver fatto progressi di gran lunga maggiori di coloro che si interessano alle cose particolari e di aver ottenuto non soltanto le stesse cose da altri desiderate, ma anche più profonde di quanto essi stessi possano attendersi " [R. Descartes, Discorso sul metodo]


"Sentire e concepire lo spazio con/attraverso tutto il corpo" 
Intervento grafico e fotocomposizione di Cristina Senatore con: 
Fotografia di Daniel Masclet Nu Mademoiselle O.J. (1926); 
- Giovan Battista Nelli (attr.), ricostruzione dei ponteggi interni della cupola di Brunelleschi, seconda metà del XVII sec.; fotografia dal Molise.



concepire (ant. concepere /kon'tʃɛpere/ e concipere /kon'tʃipere/) v. tr. [lat.concĭpĕre, propr. "prendere insieme, accogliere, raccogliere"] (io concepisco, tu concepisci, ecc.; part. pass. concepito, ant. concètto; il part. pres. non si adopera nella forma regolare ed è sostituito dal latinismo concipiènte). - 1. [di donna o di animale femmina, accogliere in sé il germe di una nuova vita] ≈ (fam.) restare incinta. ‖ generare, procreare. 2. (fig.) a. [accogliere nel proprio animo: c. un desiderio] ≈ maturare, nutrire, provare, sentire. b. [accogliere nell'intelletto, nella coscienza: non riesco a c. come tu abbia potuto agire così] ≈ capacitarsi (di), capire, comprendere, intendere, rendersi conto (di). c. [far nascere nella fantasia: c. un romanzo] ≈ ideare, immaginare, progettare.

concepire > con-cepire (cipere) > cep (cip) > cap > captare > capo > capire > capere (lat.) = contenere > capace (dal lat. capere) > capacitare > capacità (di) > capacitarsi 

[nella tradizione popolare di Napoli le Capère sono le parrucchiere (che hanno a che fare con i capelli) e si usa il termine "capèra" per indicare una persona particolarmente dedita al pettegolezzo, facendo riferimento all'abitudine delle parrucchiere di parlare con i clienti mentre si occupano dei loro capelli, quasi come se la parrucchiera fosse un confessore non legato al/ limitato dal vincolo di segretezza... per cui in realtà più che pettegolezzo è curioso notare come: Capelli > Capère (=parrucchiere in napoletano) = Capere (in lat. capio, cepi, captum, ere = cogliere, prendere, spiare, ingannare, sedurre, percepire, ricavare, comprendere, contenere, capire, essere capace - fonte: diz. latino calonghi] e che tutto abbia a che fare con la ricezione e raccolta di informazioni per mezzo della seduzione (perché la parrucchiera non è un confessore, non si parla con una parrucchiera per obbligo/soggezione morale, ma per piacere, invogliati (quasi incalzati) dalla volontà seducente/curiosità della parrucchiera di sapere, dicono a napoli: di farsi i fatti degli altri) - la seduzione non può ascriversi alla parte che è in noi vicina all'istinto? - e soprattutto della messa in circolazione delle informazioni raccolte, che messe in circolo si intrecciano ad altre storie, vengono contaminate, ampliate, modificate con fantasia.. nascono nuove storie che dentro hanno il germe delle vecchie!]

captare v. tr. [dal lat. captare, intens. di capĕre «prendere»]. –

1. Cercare di ottenere, di fare proprio con accortezza: c. la benevolenza di qualcuno.

2.

a. Derivare, trarre a sé una cosa, per sfruttarla o devolverla a particolari fini: c. le acque di un fiume (v. anche cattura, n. 3); c. l’energia elettrica.

b. Ricevere i segnali emessi da una stazione trasmittente, intercettare una trasmissione, e per estens. ricevere un segnale radio, acustico, ottico, ecc.: c. una segnalazione nemica. Fig., avvertire, percepire: c. il pensiero, le intenzioni di qualcuno.

capacità s. f. [dal lat. capacĭtas -atis, der. di capax: v. capace].
1. Possibilità che un recipiente, una cavità, un ambiente ha di contenere fino a un determinato limite
(...)
3.
a. Idoneità, abilità, attitudine che una o più persone hanno di intendere o di fare qualche cosa, di svolgere una funzione, di riuscire nella realizzazione di un compito, e sim.


capacitare: capacitare v. tr. [der. di capace] (io capàcito, ecc.). – Rendere capace, cioè persuadere, convincere: cercarono di c. l’uomo della disgrazia; non riuscirono a capacitarlo del suo torto; il tuo ragionamento non mi capacita. Nel rifl., persuadersi: non posso ancora capacitarmi che sia proprio vero; non si capacitava della sconfitta.

[curioso che nel riflessivo venga indicato solo come "persuadersi" e perda quella immagine meravigliosa di aumentare la propria capacità contenitiva, capacitarsi dovrebbe essere questo no? rendersi, rendere se stessi capaci = ossia aumentare le proprie dimensioni per contenere >>> spostare il proprio limite (il limite è in fatti una linea immaginaria! basta immaginarla più là per spostarla!]


>>>>>>>>>  <<<<<<<<<<

Convogliamo il mondo dentro di noi (concepire=accogliere), lo raccogliamo attraverso tutto di noi stessi - l'occhio siamo noi nella nostra interezza e complessità con tutti i sensi che abbiamo (anche l'istinto è un senso) - (concepire= prendere insieme >>> cum/sunhttp://www.facebook.com/notes/cristina-senatore/cumsun-tempospaziomezzo/10201101517489299)- ci capacitiamo (concepire=capacitarsi > capacitarsi> rendere se stessi capaci a contenere > spostare i propri limiti > espandersi) di quello che raccogliamo, immaginiamo nuovi mondi e li partoriamo (concepire=partorire). (>>>>>> Dio è donna).

>>>>>>>>>  <<<<<<<<<<

Genesi della Forma nello Spazio
Fotocomposizione di Cristina Senatore su fotografia di Daniel Masclet (1933)
giugno 2013


Trigenesi
Intervento grafico di Cristina Senatore su fotografia tratta dal web di autore sconosciuto
maggio 2013


(dalla serie delle Città Spose) La terza città: una e trina
fotocomposizione e intervento grafico di Cristina Senatore
aprile 2012







Nessun commento:

Posta un commento