domenica 16 giugno 2013

Dio: l'Infinito nel Finito e l'Anima allo specchio

(di cristina senatore)

Portatevi un attimo con la mente in uno dei posti che dall'alto dominano il panorama di una città. Ascoltate e concentratevi sul fatto che dalla città non arriva, perché siete lontani, nessun rumore, nessun suono, nemmeno forse un movimento. Lontana sotto di voi e sotto i vostri occhi la città appare distesa, quasi perfettamente immobile e muta. Provate ad entrare in quel silenzio e in quella immobilità apparente, a fare con la mente uno zoom in un punto preciso, magari in una via che conoscete bene, considerate di quel disegno complicato che avete sotto gli occhi e che è la città, un singolo frammento, che da dove siete vi apparirà un puntino, ma voi sapete che si tratta di metri e metri cubi di un edifico ad esempio. Provate ad immaginare, come se dall'alto poteste vederlo (in fondo lo state guardando!) quello che in quel momento sta accadendo in quel solo edificio, di quanti 3 piani e 6 appartamenti?.. il signore del 3° piano sta facendo la doccia (la sentite l'acqua che scende nei tubi? e sentite anche ogni singola goccia cadere sulla ceramica?), mentre la moglie stira e si scotta un dito e il bambino piange e una mosca vola e una formica gira l'angolo di un battiscopa a rincorrere una mollica caduta e la sua compagna muore schiacciata dall'altro bambino che innocentemente gioca con palla che con un balzo cade dalla finestra e urta un passante che urla e disturba gli inquilini del primo piano che stanno facendo l'amore dopo avere litigato.. 

Le cose succedono più in fretta di come voi ve le immaginate e nel mentre ve le siete immaginate in quel piccolo puntino della città che avete considerato sono successe molte, molte più cose che hanno generato molte e molte altre cose.

Adesso ri-allargate lo sguardo a tutta la città e pensate a quante cose state guardando senza vederle, a quante cose stanno accadendo sotto i vostri occhi nel momento preciso in cui voi le guardate senza poterle vedere. Fate per un attimo finta di poterle anche vedere, tutte. Provate a pensare a come sarebbe poterle  oltre che vedere, considerare tutte insieme, capirle tutte insieme mentre si verificano. Tutte le cose a tutti i livelli (dalla più ampia superficie alle più piccole particelle che fanno le cose e gli esseri).. averne cioè piena coscienza, piena coscienza delle cose che esistono, di come si trasformano ognuna attimo per attimo, piena coscienza di tutto quello che avviene e di tutti i legami di causa ed effetto. Di tutta quella materia e insieme di tutte le sue mutazioni. Adesso estendete questo pensiero a tutte le città che conoscete e oltre fino a considerare per un istante l'intero universo nel quale tutto, in ogni attimo, si muove e attimo dopo attimo si trasforma senza potere essere mai uguale.

Probabilmente avrete, a pensarci profondamente, un capogiro. Almeno io l'ebbi. E conclusi per me stessa che quello che avevo sotto gli occhi era un pezzo di infinito e che l'infinito è nel finito. Perché è tutto lì, calcolabile eppure impossibile da calcolare, impossibile per noi. E mi sono detta che Dio esiste ed è vivente e consiste contemporaneamente di tutta la materia di cui sono fatte tutte le cose e di tutta l'energia che serve a muoverla e a trasformarla e insieme è quel calcolo per noi impossibile che è la coscienza piena di tutta la materia e di tutte le trasformazioni che la agitano attimo per attimo. 
Noi che facciamo parte della materia in movimento e che con il nostro movimento generiamo cause da cui dipendono effetti che a loro volta sono cause, siamo pezzi di Dio, del Tutto. 

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Credo che Tutto, tutte le cose visibili e invisibili [mi ricorda il credo che si recita in chiesa] (quelle che reputiamo reali e quelle che consideriamo immaginarie), compreso il tempo, siano fatte di materia e che la materia sia di una una quantità data e ferma (ferma ma pulsante!) su stessa ma in continuo divenire al suo interno (dove, come se implodesse, da forma nasce forma, da spazio nasce spazio, da cosa nasce cosa), che essendo le cose parti di uno stesso tutto in trasformazione continua all'interno della propria immobilità (l'infinito è dentro il finito), siano collegate tra loro tutte da relazioni di causa ed effetto.. 
Tutto è materia, anche le cose invisibili. E poiché la forma si muove dentro se stessa, riformulandosi sulla base di rapporti di causa ed effetto, tutto è calcolabile, poiché si possono risalire i rapporti di causa ed effetto (ricordando che per ogni causa, gli effetti sono molti: dimensioni parallele). E dunque l'infinito sta nel finito, perché nonostante il "Tutto" sia calcolabile il calcolo che racchiude il tutto è incontenibile per noi, non lo conteniamo e perciò per noi è infinito, ossia non finito
La materia (Il Padre), tutte le sue possibili combinazioni (il figlio) e contemporaneamente tutta l'energia che serve ad attuare le trasformazioni in seno alla materia (lo Spirito Santo*) = Dio (uno e trino)
Tutto è materia, anche le cose invisibili, anche il tempo che è cosa invisibile. Ed essendo il tempo materia esso è navigabile perché lo si può calcolare navigando (nelle loro due direzioni opposte) all'interno della materia di cui è fatto risalendo i rapporti di causa/effetto che lo generano e, come detto, si svolge su dimensioni parallele, effetti diversi e contemporanei di una o più cause; il passato e il futuro sono calcolabili, ma esistono molti passati e molti futuri.  
[dai miei appunti sparsi nel tempo] 

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In ebraico spirito viene tradotto con la parola רוח ("ruach"), un nome di genere femminileRuach significa anche ventorespiro. "Spirito Santo" è רוח הקודש"ruach haQodesh". Per la Religione ebraica con tale termine viene indicata la Potenza divina che può riempire gli uomini, ad esempio i profeti. Questo concetto non ha avuto tuttavia uno sviluppo particolare nell'Ebraismo, come invece si è avuto nel Cristianesimo.
In greco antico "spirito" si dice "πνεύματος" o "πνεῦμα" ("pneuma"; da "πνέω", "pneō", cioè "respirare/soffiare/aver vita"), ed è di genere neutro.
In latino Spirito è "Spiritus" (da "spiro", cioè "respirare", "soffiare") ed è di genere maschile. Da lì e dal greco l'equivoco di una Trinità tutta maschile. 

>>> è curioso notare come in greco due parole diverse: πνεῦμα (pneuma) e ψυχή (psyché) il cui significato per entrambi riguarda il soffiare e il respiro vitale (l'energia e l'immissione di questa energia) contenessero il suono "P" rafforzato da altra consonante = PN - PS 


E veniamo finalmente all'Anima!

Dunque tutte le cose, abbiamo detto, fanno parte di un unico Tutto e questo unico tutto è mosso al suo interno, reso vivo, da una energia che è l'Anima (soffio vitale e insieme atto del soffiare). 
L'energia che muove il tutto è in continuo movimento. Questo movimento tutto lascia pensare che sia circolare.


Così rappresentata la parola Anima sembra una bilancia i cui piatti sono in Equilibrio pur avendo sui due piatti appoggiati due pesi diversi (N-M). 

equilìbrio s. m. [dal lat. aequilibrium, comp. di aequus «uguale» e libra«bilancia»].
1. Stato di quiete di un corpo. In partic., in meccanica, e. statico, quello, per es., di un corpo puntiforme su cui non agiscono forze, o agiscono forze tali che la loro risultante sia nulla (in tal caso, si dice anche che le forze si fanno equilibrio); analogam., e. dinamico, quello di un sistema di forze che, applicato ad un punto in movimento, non ne modifica il vettore della velocità.
equilìbrio s. m. dal lat. aequilibrium, comp. di aequus «uguale» e libra«bilancia», così riporta il dizionario di italiano. Eppure pare, se ha un senso considerare delle parole anche la loro forma e il loro suono e il simbolo che diventano, pare che l'equilibrio dell'anima sia un equilibrio che contempli l'asimmetria, tale cioè che il suo movimento pure essendo ciclico e circolare, non sia su se stesso immobile, che nel movimento circolare ci sia una tensione che consenta l'andate e il ritorno attraverso la trasformazione.
Leggo nel dizionario di latino (Calonghi) che Aequus vuol dire anche: favorevole, propizio, retto, equo, imparziale, conveniente e che "aequum est": è giusto, è conveniente, è naturale, è ragionevole

Ecco aequus non vuol dire solo "uguale" ma "giusto" oltre che "conveniente" e "naturale". 

Se l'anima nella rappresentazione della sua parola può considerarsi una bilancia il suo equilibrio perfetto è dato dalla disposizione di due pesi diversi, eppure strettamente connessi tra loro (perché la N e la M sono due segni oltre che suoni che sembrano l'uno la trasformazione dell'altro), sui suoi piatti. 

Il giusto è giusto perché è il solo possibile > il solo possibile è l'esistenza, oltre l'esistenza non esiste nulla, non persiste nulla > dunque il giusto corrisponde al sacro, ossia all'inviolabile, perché se violi l'esistenza la comprometti e ne va dell'esistenza stessa.  [dai miei appunti sulla "Green [marbles] cathedral" di Beniamino Servino_http://www.facebook.com/notes/cristina-senatore/appunti-di-partenza-sulla-green-marbles-cathedral-di-b-servino/10201266321049285]


La A segna l'inizio e la fine. L'inizio e la fine corrispondono e si rincorrono in un viaggio infinito. Per mezzo di un movimento circolare che dalla A ritorna alla A attraverso la trasformazione della N in M e della M in N. L'equilibrio viene ad essere basato sulla tensione bipolare generata dalla realtà riflessa (e specchiata).
Tensione dicotomica degli opposti presente in tutte le cose che esistono.
Il movimento ciclico produce un andirivieni dalla A che rappresentato graficamente come sopra genera visioni speculari nelle quali le due realtà specchiate sono simili ma non uguali. 

Ciò che è falsificato/manomesso/(a)variato è imperfetto rispetto all'originale e perfetto rispetto a sé stesso, come due realtà riflesse ma diverse, ognuna con una propria autonomia di senso eppure dipendente dall'altra, se una delle due viene meno, viene meno l'altra e resta solo lo specchio che senza svolgere la sua funzione smette di essere uno specchio e finisce per non esistere.



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