mercoledì 6 giugno 2012

The Daily Facebook | N.13 del 06.06.2012_La città e la "non-città"

[The Daily Facebook è una rubrica di questo Blog. Una sorta di Diario del diario di fb. Non però una cronologia, piuttosto un resoconto assolutamente NON obiettivo. Un esperimento. Una restituzione di quello che succede sulla mia pagina Fb (e sulle pagine dei miei contatti) giorno per giorno (o quasi). Una mappa sentimentale, costruita su legami e logiche assolutamente personali. Messi insieme secondo una logica dichiaratamente arbitraria. Una visione palesemente distorta (e perciò sentimentale) di ciò che accade, di quello che vedo, di quello che attira la mia attenzione. Brevi storie fatte di frammenti, che non vogliono essere punti di arrivo, ma s-punti di partenza]


["© Spencer Tunick" tratta dalla pag. fb di I N D E P E N S E N S E]


[tratta dalla pag. facebook di Dimitra Dafi]


["SHINTARO KAGO" tratta dalla pag fb di  File ElectronicLanguage InternationalFestival]


[tratta dalla pagina fb di Kouji Tomihisa]

[Immagine di Andrea Rovatti, dalla pagina fb di Domus]


[Immagine tratta dalla pagina di Cherubino Gambardella]

[Immagine tratta dalla pagina fb di Sebastian Art]

["Dennis Manarchy" tratta dalla pagina fb di Philippe Louis Coudray]



[Immagine tratta dalla pagina fb di Shigenobu Kamiya]



["Stéphane DIREMSZIAN da Philippe Louis Coudray]




 [Immagini tratte dalla pagina fb di Alfredo Anfossi]



["lo stato dei luoghi
 — presso Bagnoli napoli, giugno 1997", 

di C
herubino Gambardella, tratta dalla sua pagina fb]




[Immagine di Carmelo Baglivo, tratta dalla sua pagina fb]








[THE ARCHITECT'S BRAIN illustration by PointSupreme architects for Conditions,
 dalla pagina fb di  Joana Rocha Sá Lima]



["Lucien Freud,1940, 'Man and Town - tratta dalla pagina fb di Jorge Azevedo"]

["I pilastri della città". Mio intervento grafico su dipinto di 
Vittore Carpaccio, Disputa di Santo Stefano, 1514, dalla mia pag. fb]


[Construcción del Flatiron building_1902_Daniel Burnham,
dalla pagina fb di Vaumm arkitekturak]


["... around the Olympic Park.. The Park is the great unsung story of London 2012, the waterside parklands with their reed beds and plumped up earthworks will be the site's greatest legacy." dalla pagina fb di 


 
[Fotografia di  Maria Gelvi,  dalla sua pagina fb]

[Acropolis, Athens, dalla pagina di Victoria Lubinska]


[Illustrazione+collage della serie "la città-sposa", miei disegni dalla mia pag. fb]


[Fotografia di Vincenzo Riccardo, tratta dalla sua pagina fb]



[tratta dalla pag. fb di Gino Finizio]

["dopo la città analoga. roller, vernici, inchiostri e pastello su carta stampata cm 100x65 circa.
Disegno di Cherubino Gambardella dalla sua pag. fb]


["Città ideale eco-compatibile", disegno di Beniamino Servino, dalla sua pagina fb]


Città. Un abisso nel quale si rincorrono definizioni e forme fino a profondità insondabili. Un luogo ma anche un'idea. Sotto gli occhi di tutti e dentro la testa di ognuno, la città si ridefinisce di continuo, cambia forma, si estende e si contrae, vive al di là delle nostre volontà. Noi, che conteniamo l'idea di città, la edifichiamo perché essa ci contenga. E la città ci contiene. Ma nel farsi da contenuto a contenitore, passando da idea a luogo acquisisce un'autonomia che non gestiamo, che ci sfugge di mano. Una volta edificata la città che ci portiamo nella testa non siamo più in grado di contenerla. Vive autonomamente. Si espande, si trasforma, si ammala, muore, come un organismo, come un individuo. Sempre più spesso si ribella. Si rivolta contro di noi. Come un Frankenstein. Come un figlio che finché sta nel grembo della madre è tutt'uno con lei, respira del suo respiro e si nutre del suo nutrimento, ma che già nel grembo va formando la sua autonomia e una volta abbandonato il corpo materno, una volta venuto alla luce, vive autonomamente e non ha memoria del liquido amniotico che lo ha accolto, né dei sogni che ha condiviso con la madre. Una volta espulso dal grembo materno resta figlio ma è estraneo. Disegniamo, immaginiamo, creiamo la città secondo la nostra idea di città, perché ci assomigli e finiamo noi, poi, per assomigliare alla città, siamo noi a rincorrere i figli. La inseguiamo, cerchiamo il modo di identificarci in essa. Ci lasciamo influenzare dalle sue evoluzioni ed involuzioni, ci ammaliamo delle sue malattie, patiamo le sue sofferenze, facciamo nostre la desolazione e il disfacimento che ne vanno disegnando i contorni in certi punti. Finiamo con lo sgretolarci insieme ai muri della città. Ci lasciamo alienare, plasmare dalla sua monotonia ripetitiva. Le sue crepe diventano le nostre. Viviamo il dramma, la crisi di identità, di una città estesa oltre i suoi confini, che si trasforma in qualcosa che non è più la vecchia città e non è ancora nemmeno la nuova città: "la città recente/ ai margini del centro/ marginale/ la non-città".*

"La non-città corrisponde al popolo dell'oblio/La non-città ospita il popolo dell'oblio/La non-città deriva dal popolo dell'oblio/La non-città è costruita per il popolo dell'oblio/" *

Dovremmo riprenderci la città, educarla, farla nostra di nuovo. Dovremmo combattere contro la sua autonomia, riconquistarla, domarla e dominarla. La città deve stare al nostro servizio, è un nostro prodotto edificato perché ci serva. Che sia la città ad assomigliare al nostro rinascimento e non noi ad assomigliare al suo decadimento. Riconquistare la città significa prendere coscienza di noi stessi, della nostra trasformazione, della trasformazione delle nostre esigenze. Significa avviarci ad un nuovo Umanesimo. Aprire la strada a nuovi modi di vivere la nostra umanità, di stare al mondo, che in questi anni si stanno formando a nostra insaputa dentro di noi generando crisi su crisi, crisi dentro crisi, crisi che nascono dentro di noi, si riflettono sulla società e prendono la forma di città.




* Da "Necessità monumentale nel paesaggio dell'abbandono" di Beniamino Servino
http://www.domusweb.it/it/news/necessita-monumentale-nel-paesaggio-dell-abbandono/



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