giovedì 31 maggio 2012

The Daily Facebook | N. 9 del 31.05.2012_L'uomo e la torre

[The Daily Facebook è una rubrica di questo Blog. Una sorta di Diario del diario di fb. Non però una cronologia, piuttosto un resoconto assolutamente NON obiettivo. Un esperimento. Una restituzione di quello che succede sulla mia pagina Fb (e sulle pagine dei miei contatti) giorno per giorno (o quasi). Una mappa quasi sentimentale, costruita su legami e logiche assolutamente personali. Messi insieme secondo una logica dichiaratamente arbitraria. Una visione palesemente distorta (e perciò sentimentale) di ciò che accade, di quello che vedo, di quello che attira la mia attenzione. Brevi storie fatte di frammenti, che non vogliono essere punti di arrivo, ma s-punti di partenza]



["Hoctun, Mexico, 1979 - Ettore Sottsass | Foto dal Finestrino – Domus n. 888, gennaio 2006"
tratta dalla pagina Fb di Architetturadi Lusso, dell'arch. Dario Lusso]



[Progetto dell'arch. Cherubino Gambardella,
 tratto dalla pag. Fb di Cherubino Gambardella (prima foto)
e dalla mia pagina fb (seconda foto)]



[Immagini tratte dalla pagina fb di Andrea Loreni]



[dalla mia pagina fb, condivisa da l'Eco di Bergamo]



[ponte Euzebio Matoso - SP - Brasil - dalla pagina fb di Monica Santana]


[disegno dell'arch. Beniamino Servino dalla pagina fb di Beniamino Servino]


[disegno dell'arch. Beniamino Servino su disegno di Archigram, dalla pagina fb di Beniamino Servino]






* Torri nelle città dei morti | Torre, in finto equilibrio precario, apparentemente esile su terreno accidentato, piantata nel terreno come la bandiera dell'America sulla luna, per segnare la conquista o la riconquista di un terra apparentemente di nessuno | Da, verso, su, intorno alla torre | Guardi come era una torre e vedi come eravamo | Torri in costruzione, perché le torri non bastano mai | Torri su torri. Il nuovo si porta dentro qualcosa del vecchio anche se è diverso dal vecchio | Torri dal futuro.

torre

[tór-re] s.f.

  • 1 Edificio molto sviluppato in altezza, a pianta poligonale o circolare, eretto a scopo di difesa e di osservazione del territorio


Girando in rete mi imbatto in un sito che illustra il significato e la simbologia dei tarocchi. Su uno di essi è illustrata una torre e questo è quello che leggo:

La torre è raffigurata, nei Tarocchi, in fiamme a causa di un fulmine dal cielo. Simboleggia la necessità di umiltà, rifuggendo la superbia e la presunzione. Bisogna arrivare alla conoscenza attraverso un passo alla volta senza fretta e senza eccedere, poiché come ammonisce La Torre, rischiamo di essere presuntuosi, e se insistiamo nel nostro atteggiamento superbo è probabile che andremo incontro ad una forte punizione o delusione. Nella sua connotazione positiva questa carta segnala il rinnovamento, e soprattutto il momento propizio per abbandonare vecchie abitudini e modi di ragionare, cominciando a costruire sulle loro ceneri. Può significare la liberazione da qualche forma di prigionia o dopo che la tempesta sia passata con le sue rovinose conseguenze, di ricominciare a ricostruire dalle ceneri. L’aspetto negativo si manifesta con catastrofi, perdita di potere; insieme al diavolo o alla morte significa perdita improvvisa di qualcosa o di qualcuno; crollo di valori morali, rivolta, assenza d’amore, guerra, forte invito a non affrontare viaggi e a non lasciare incustodita la vostra casa.

***

Insieme alle capanne e alla palafitte, la torre testimonia l'inizio della nostre conquiste territoriali, è un'architettura primordiale, il risultato di un gesto semplice e ripetitivo: impilare più elementi, con ritmo cadenzato, secondo un disegno minimo e indispensabile che serve a tenere in piedi gli elementi stessi. Un disegno quasi inesistente quello delle torri, una forma la loro, che è il risultato non di un progetto che tiene conto dell'oggetto che si sta costruendo, ma di uno scopo. Una forma totalmente assoggettata ad uno scopo, senza (almeno nelle sue prime manifestazioni, nelle sue versioni più pure) volontà di apparire, senza fronzoli. Ogni elemento ha un preciso scopo e una sua utilità, che servono agli scopi finali, quelli per i quali si erige la torre. Le feritoie per far filtrare luce ed aria, la merlatura con lo scopo di proteggere, la scala che rispetta la forma minima della torre e conduce sulla sua sommità. Una architettura semplice. Un archetipo. E a dispetto della sua semplicità formale il suo significato è complesso. Se forse per le capanne e le palafitte si può dire che rappresentino il soddisfacimento di bisogni primari "dell'uomo solitario", dell'uomo cioè che si trova a ragionare su se stesso e rispetto all'ambiente, allo scenario nel quale qualcuno lo ha calato, la torre nasce da esigenze legate all'uomo che ragiona non solo rispetto al territorio, ma rispetto ai suoi simili. Con la torre la storia si complica. La capanna soddisfa l'esigenza primaria di proteggersi dai fattori atmosferici, dai pericoli insiti nell'ambiente. E solo in secondo momento rappresenta la delimitazione di uno spazio proprio rispetto allo spazio degli altri, solo dopo rappresenta la volontà di conquistarsi un posto per sé per esprimere liberamente il proprio modo di fare le cose, di pensare, di essere, ecc... In primo momento la capanna serve per abitarci. La torre invece nasce per assecondare l'esigenza di conquistare, di possedere, di prevalere, di aumentare le proprie capacità di controllo, per vedere più lontano, per anticipare le mosse dell'altro, che diventa avversario e non solo altro. Rispetto alle capanne, gli altri sono solo altri, rispetto alla torre, gli altri sono avversari. Nella torre è insito il germe della guerra. 

Resta da riflettere sull'evoluzione di questo archetipo che oggi diventa grattacielo, raggiunge altezze pari o superiori a quelle delle colline naturali, si copre di specchi, racchiude internamente i servizi di una intera città, viene sfondata da aerei kamikaze e, soprattutto, non smette di partorire figli. 

mercoledì 30 maggio 2012

The Daily Facebook | N. 8 del 30.05.2012_L'evidenza nell'occhio

[The Daily Facebook è una rubrica di questo Blog. Una sorta di Diario del diario di fb. Non però una cronologia, piuttosto un resoconto assolutamente NON obiettivo. Un esperimento. Una restituzione di quello che succede sulla mia pagina Fb (e sulle pagine dei miei contatti) giorno per giorno (o quasi). Una mappa quasi sentimentale, costruita su legami e logiche assolutamente personali. Messi insieme secondo una logica dichiaratamente arbitraria. Una visione palesemente distorta (e perciò sentimentale) di ciò che accade, di quello che vedo, di quello che attira la mia attenzione. Brevi storie fatte di frammenti, che non vogliono essere punti di arrivo, ma s-punti di partenza]


[Genio è la capacità di vedere dieci cose là dove una persona normale ne vede una. Ezra Pound, 
Dalla pagina fb di Design Fanpage]


[Rodney Smith. Dalla pagina fb di 
File ElectronicLanguage InternationalFestival]


 

[Speech Tchoban & Kuznetsov The Architect’s Eye





[Bidimensionale, LocaFlat, dalla pagina fb di  Maurizio Cozzi ]



[Nikolai Lutohin, dalla mia pag. fb]



[dalla pagina fb di William Ens ]

 
[ Helmut Berger dalla pagina fb di Morena Domenichini ]




 

[tratta dalla pagina fb di Morena Domenichini ]




[Jan Dibbets, dalla mia pagina fb]


[dalla pagina fb di Renata Del Medico]






occhio
[òc-chio]
s.m. (pl. -chi)
1 ANAT Organo della vista che nell'uomo e nei Vertebrati è composto da un globo tondeggiante che fissa sulla retina gli stimoli luminosi e li trasmette ai centri

guardare [guar-dà-re] v.
1 Volgere intenzionalmente lo sguardo su qlco. o qlcu. 

2 Sorvegliare qlcu., averne cura

3 Controllare qlco., 
4 fig. Considerare qlco. 

vedere  [ve-dé-re] v.
1 Percepire qlcu. o qlco. mediante la vista, scorgerlo
2 Prendere in esame, consultare qlco.
3 Visitare, guardare qlco.
4 Incontrare qlcu.
5 fig. Capire, comprendere, riconoscere qlco.
6 Con l'arg. espresso da frase oggettiva (introd. da di) o da interrogativa, provare, tentare di fare qlco.: vedrò di fare il possibilevedi se riesci a trovarlo; badare, cercare di fare o non fare qlco.: vedi di tornare in tempo
7 estens. Immaginare qlco.


evidente [e-vi-dèn-te] agg.
1 Che è chiaramente visibile SIN manifestopalese
2 Che non suscita dubbi SIN innegabile




Occhio. Ci vuole occhio. Ci vuole occhio per vedere le cose intorno. Tanto le cose che paiono evidenti quanto quelle che non lo sono. Ci vuole occhio anche per chi non dispone di occhi. L'occhio non è solo un organo è un filtro mentale. L'occhio sta nell'udito, nel tatto, nel gusto oltre che nella vista. E sta nell'istinto. Come sta nella volontà di capire, di forare le apparenze, di interagire col mondo. Nell'occhio e con l'occhio raccogliamo e smontiamo la realtà. La vivisezioniamo, capiamo i meccanismi e la ricostruiamo per vederla. Vedere è una roba difficile. L'occhio, l'organo visivo, basta tenerlo aperto per farci entrare dentro impressioni di luce, ma per vedere non basta tenerlo aperto. Si deve respirare attraverso l'occhio, si deve inalare e poi scomporre e sentire i profumi e capire e immaginare. Ed è più difficile vedere le cose che paiono evidenti, quelle che sono "sotto gli occhi di tutti", che vedere le cose che si nascondono. Siamo così abituati a guardare certe cose che non le vediamo e attendiamo l'errore per ri-vederle, per vederle di nuovo, per renderci conto che esistono. L'occhio dovrebbe servirci come mezzo per discernere la realtà delle cose comuni, normali, semplici, evidenti, prima che si verifichi l'errore che ci renda palese la loro semplicità ed evidenza.


martedì 29 maggio 2012

The Daily Facebook | N. 7 del 28.05.2012_Il potere del potere

[The Daily Facebook è una rubrica di questo Blog. Una sorta di Diario del diario di fb. Non però una cronologia, piuttosto un resoconto assolutamente NON obiettivo. Un esperimento. Una restituzione di quello che succede sulla mia pagina Fb (e sulle pagine dei miei contatti) giorno per giorno (o quasi). Una mappa quasi sentimentale, costruita su legami e logiche assolutamente personali. Messi insieme secondo una logica dichiaratamente arbitraria. Una visione palesemente distorta (e perciò sentimentale) di ciò che accade, di quello che vedo, di quello che attira la mia attenzione. Brevi storie fatte di frammenti, che non vogliono essere punti di arrivo, ma s-punti di partenza]



["Philipp Igumnov (aka woodcum) - Heart"
Immagine tratta dalla pagina facebook di  La Révolution surréaliste]

[Immagine tratta dalla pagina facebook di Magalie Boom]


["Lego Queen at Hamleys"

Immagine tratta dalla pagina facebook di Atelier Buffo]





["Joseph Beuys - I like America and America likes me 1974, installation NY. 






[Fotografie di Juha Arvid Helminen, tratte dalla sua pagina facebook]


[Immagine tratta dalla pagina Fb di Silvia Greco]


[Immagine tratta dalla pagina Fb Alberto Merzi]


[Immagine tratta dalla pagina Fb di IL BRUCALIFFO]

["The ‘Solar Cucumber‘ is an innovative desalination plant design with the potential to help water-starved communities in coastal environments. The solar-powered desalination unit turns seawater to drinkable freshwater at source, rather than miles away from the scene of a shortage". 
Immagine tratta dalla pagina fb di Did You Know]


 
[Immagine tratta dalla pagina fb di A Taste of the Social Media]

 
[Immagine tratta dalla pagina fb di Anonymous ART of Revolution] 


["
Leo Burnett reception in #dubai http://instagr.am/p/LLxfytm3XG/".
Immagine tratta dalla pagina facebook di Original Asker]

["Se l'unico strumento che hai in mano è un martello, ogni cosa inizierà a sembrarti un chiodo."

Immagine tratta dalla pagina facebook di Open Your Mind]

[Immagine tratta dalla pagina facebook di Life Is aRT]


["Black cat auditions in Hollywood". Photo de Ralph Crane publiée par Life en 1961. 

Immagine tratta dalla pagina fb di BOUM BANG]




potere
1 [po-té-re] v.modale seguito da inf. (aus.: di norma quello richiesto dal v. che segue; con v.intr. che richiede essere si può tuttavia usare anche avere; ind.pres. pòsso, puòi, può, possiamo, potéte, pòssono, imperf. potévo, potévi, potéva, potevamo, potevate, potévano, pass.rem. potéi, meno freq. potètti, potésti, potérono meno freq. potèttero ecc., fut. potrò ecc.; congiunt.pres. pòssa, possiamo, possiate, pòssano; cond. potrèi ecc.; part.pres. potènte, pass. potuto;ger. potèndo; manca dell'imp.; accento grafico solo su può e sulle forme tronche polisillabiche)
1 Essere in grado di fare qlco., avendone la capacità, la forza SIN riuscire: posso leggere ancora senza occhiali; in situazione nota, anche con l'inf. sottinteso: i medici hanno fatto quello che potevano. In alcune espressioni in cui è sottinteso il v. fare, ha il sign. di riuscire a ottenere qlco. o avere l'autorità per farlo: la calma può più di tanti strilli; essere in condizione di fare qlco., spec. in formule di cortesia: puoi spostarti, per favore? || a più non posso, con il massimo dell'impegno | non poterne più di qlcu. o qlco., non riuscire più a sopportarlo | nel prov. volere è p., per indicare che con la volontà si riesce a superare ogni ostacolo
2 Avere il permesso, la facoltà di fare qlco.; essere autorizzati: posso fare una telefonata? In contesto noto, anche con inf. sottinteso
3 Essere possibile; avere la probabilità di fare qlco.: tutti possiamo sbagliare; anche in senso iron.: si può sapere dove sei stato? È usato per attenuare un'espressione, spec. in casi di incertezza: potrà avere sessant'anni; anche in esclamazioni di desiderio o augurio: potessi tornare indietro! Seguito da v. con valore impers. assume lo stesso valore: potrebbe anche grandinare || può essere, può darsi, è possibile che sia così
4 Avere motivo, diritto di fare qlco.: non posso certo lamentarmi



potere
2 [po-té-re] s.m.
1 Possibilità oggettiva, capacità concreta di fare qlco.: avere il p. di cambiare una situazione
2 Capacità di imporre il proprio volere ad altri, di influenzarne il comportamento, le opinioni SIN autorità: non avere alcun p. sui figli;estens. forza di seduzione, di attrazione, fascino: il p. della musica, della poesia; possesso, dominio, balia: la città cadde in p. del nemico
3 Esercizio dell'autorità in un determinato campo; in partic., la direzione e il controllo della vita di un paese, l'esercizio del governo: detenere il p. economico; p. assoluto, costituzionale; ognuna delle funzioni esercitate dallo stato: la costituzione stabilisce la divisione dei p. || al p., nella posizione che consente di esercitare il potere: partito al p. | p. spirituale, p. temporale della Chiesa, rispettivamente la sua autorità sulle anime e l'autorità politica esercitata sul territorio
4 Insieme di persone o organismo che esercita l'autorità di governo: p. centrale, periferico
5 Autorità specifica, legalmente riconosciuta, attribuita a persone o a organi particolari: p. decisionale; abuso di p.
6 Potenza, forza, virtù: p. di seduzione; essere dotato di p. magici
7 Proprietà di una cosa: p. fonoassorbente || econ. p. d'acquisto, valore di scambio della moneta, cioè quantità di merce o di altra moneta con cui può essere scambiata



Potere temporale 
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'espressione potere temporale si usa di solito in riferimento al periodo storico in cui il Papa, oltre ad essere sommo pontefice della Chiesa cattolica, è stato anche sovrano dello Stato Pontificio. Il termine "temporale" indica il governo degli uomini (oggi definito "potere politico"). Il termine viene spesso giustapposto a "potere spirituale", ovvero governo delle anime. Nel Medioevo si riteneva che il papa dovesse detenere entrambi, essendo il potere temporale un presupposto necessario affinché il pontefice potesse esercitare in completa autonomia l'autorità spirituale.

In alcuni periodi, soprattutto nell'epoca moderna, il potere temporale permise alla Chiesa cattolica di conservare l'unità e l'indipendenza, soprattutto nei confronti di Paesi vicini che avrebbero potuto strumentalizzare la protezione militare che offrivano alla Chiesa, e quindi esercitare su di essa un controllo o un vero dominio. In effetti, le Chiese ortodosse e le Chiese protestanti (compresa laChiesa anglicana), che non hanno mai esercitato un dominio diretto su un territorio, si sono spesso frammentate nel corso dei secoli in chiese nazionali, subordinate all'autorità civile. Anche la Chiesa cattolica, comunque, lungo i secoli subì l'influenza di svariate potenze politiche e statali; un episodio che viene spesso citato come esempio è la cosiddetta "cattività avignonese" (XIV secolo), quando il papa Clemente V, francese, e i suoi successori, decisero di stabilire la propria sede nel Contado Venassino, un territorio che formalmente era autonomo dal Regno di Francia, ma in cui di fatto il re francese poteva esercitare facilmente la propria influenza sulle scelte del papato.

Nel Medioevo, l'inizio del potere temporale si faceva risalire alla cosiddetta Donazione di Costantino, con la quale l'imperatore Costantino I avrebbe fatto dono al Papa della città di Roma e di tutta la parte occidentale dell'Impero Romano. Nel Rinascimento venne provato che il documento della donazione era un falso, redatto in epoca carolingia. In realtà il Papa cominciò ad esercitare una sovranità di fatto su Roma e sull'area circostante intorno al VI secolo. Lo stato della Chiesa nacque successivamente alla fine del dominio bizantino in Italia, per effetto delle donazioni carolinge (VIII secolo). Fin dalla sua origine il papato strinse un'alleanza con il Regno di Francia; il rapporto durò oltre un millennio, protraendosi fino al 1870.

Il 20 settembre 1870, l'esercito italiano entrò in Roma (Presa di Roma) conquistandola e annettendo ciò che rimaneva dello Stato della Chiesa al Regno d'Italia. Papa Pio IX si ritirò nel palazzo delVaticano e si dichiarò prigioniero.

Quasi annullato con la legge delle guarentigie (1871), il potere temporale del papato trovò nuova configurazione nei Patti lateranensi (1929), che istituirono lo Stato della Città del Vaticano.

lunedì 28 maggio 2012

The Daily Facebook | N. 6 del 27.05.2012_Il dubbio e gli scacchi

[The Daily Facebook è una rubrica di questo Blog. Una sorta di Diario del diario di fb. Non però una cronologia, piuttosto un resoconto assolutamente NON obiettivo. Un esperimento. Una restituzione di quello che succede sulla mia pagina Fb (e sulle pagine dei miei contatti) giorno per giorno (o quasi). Una mappa quasi sentimentale, costruita su legami e logiche assolutamente personali. Messi insieme secondo una logica dichiaratamente arbitraria. Una visione palesemente distorta (e perciò sentimentale) di ciò che accade, di quello che vedo, di quello che attira la mia attenzione. Brevi storie fatte di frammenti, che non vogliono essere punti di arrivo, ma s-punti di partenza]

["Martien Coppens" , tratto dalla pagina Fb di Takeuchi Kunitaka]





[
Photograph Roger Viollet, tratta dalla pagina Fb di 
Takeuchi Kunitaka]



[Fotografia di Alberto Merzi, tratta dalla sua pagina Facebook]




["Emersione del rimosso/Black Freud. 
[Genealogia dei modelli arcaici/Genealogy of archaic models]", 
disegno di Beniamino Servino tratto dalla sua pagina FB]





[Immagine tratta dalla pagina fb di Alberto Merzi]




[Fotografia di B22 design, tratta dalla pagina Facebook di Gino Finizio]


[Fotografia di Annette Marie, condivisa da Takeuchi Kunitaka sulla sua pagina fb]



[Caroline Huwart. Outlier; Elena Korn. Exhibition; Herczeg László. Dualism; 
Horst Heinz Bergmann. ,U; Király László György. Arches - 
Fotografia  immagine tratta dalla pagina fb di project-experimental group C o n c e p t]

[di Király László György Arches, immagine tratta dalla pagina fb di
project-experimental group C o n c e p t sulla sua pagina fb]




[Fotografia di Irving Penn (Plainfield, 16 giugno 1917 – New York, 7 ottobre 2009), 
immagine tratta dalla pagina fb di Alberto Merzi]


[disegno di Cristina Senatore, dalla mia pagina fb]

["DIRAMAZIONI o l'ESEGESI di un IN-CONTRO. dp | SKIZZENBUCH | BLACK | 25.V.12" 
Fotografia e disegno di Domenico Pastore. 
Immagine tratta dalla pagina Fb di Domenico Pastore]




[di Étienne Louis Boullèe, condiviso da Shuji Hisada, sulla sua pagina Fb]




[di Étienne Louis Boullèe, condiviso da Shuji Hisada, sulla sua pagina Fb]



[di Étienne Louis Boullèe, condiviso da Shuji Hisada, sulla sua pagina Fb]


[di Étienne Louis Boullèe, condiviso da Shuji Hisada, sulla sua pagina Fb]


[Irving Penn (Plainfield, 16 giugno 1917 – New York, 7 ottobre 2009),
"Lisa Fonssagrives- Harlequin Dress" (1950),  immagine tratta dalla pagina fb di Alberto Merzi]


["Jessica Eaton -  con Carmen Montesinoimmagine tratta dalla pagina fb di
File ElectronicLanguage InternationalFestival]




[" Ark4n " immagine tratta dalla pagina fb di
File ElectronicLanguage InternationalFestival]





[dell'arch. Francesco Paolo Ambrosio, tratto dalla sua pag. fb]




["Johnny Hardstaff", tratto dalla pagina Fb di Stéphane Bourmaud-Baudet]









dubbio

2 [dùb-bio] s.m. (pl. -bi)
  • 1 Forma problematica, non univoca, del pensiero che determina un'astensione dal giudizio o uno stato psicologico di incertezza, di esitazione.
     estens. ciò che, essendo poco chiaro o mal conosciuto, è causa di perplessità, ragione di ipotesi diverse SIN punto oscuro
  • 2 Sospetto, timore



    "Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita". 
  • Si potrebbe cominciar con le stesse parole di Dante volendo descrivere cosa succede quando all'improvviso affiora un dubbio. In un momento qualunque di un giorno uguale a tutti gli altri giorni,  mentre si sta facendo le cose che si fanno normalmente, mentre ci si trova ad avere pensieri come quelli di sempre, all'improvviso si viene assaliti dal dubbio. Si viene   a s s a l i t i   dal dubbio. Perché un dubbio quando arriva non lo fa in punta di piedi, irrompe nella testa, butta tutto all'aria come fa il vento che all'improvviso spalanca una finestra, solleva le tende e distrugge i castelli di carte. 

  • Il dubbio. Un buco nero in fondo al quale sono risucchiate le certezze di sempre. Un cataclisma che scuote la ragione. Un precipizio sul quale ci troviamo all'improvviso percorrendo la solita via. Una crepa che spacca irrimediabilmente lo scorrere dei pensieri. Un terremoto che ci fa tremare tutti. Il dubbio.  
I pensieri sono le architetture che ci tengono in piedi. Gli ambienti, gli edifici, le vie, che formano le città che abbiamo nella testa, nelle quali ci muoviamo costantemente. Quelle che costruiamo e rafforziamo ogni giorno con fatica. Città di cui siamo gli architetti, gli ingegneri e anche gli operai. Che alziamo mattone dopo mattone, momento per momento. Il dubbio è l'intruso in questa città, quell'elemento indipendente che compare all'improvviso dove vuole, senza avvisare e che mina la stabilità di tutta la nostra città. Come una crepa in un pilastro portante, una finestra che si apre spontanea nel mezzo di una parete sulla quale non l'avevamo disegnata, lì dove non la volevamo.

In fondo al dubbio i pensieri si attorcigliano, esplodono, si aggrovigliano, si moltiplicano, nascono gli uni dentro gli altri, litigano, prendono molte direzioni. 

Forse il dubbio arriva quando i nostri sensi, 5 o 6 o più che siano, litigano fra loro, non si accordano su dove andare e ognuno prende, o tenta di prendere, la via che crede migliore. Questo tirare da una parte e dall'altra contemporaneamente spacca il nostro sentimento, ossia la nostra capacità di sentire le cose, di percepire la realtà (interna od esterna, dunque reale o immaginaria) nel modo di sempre, e annulla le certezze, le finte certezze, insomma lascia quella sola via sulla quale tutti i nostri sensi camminavano insieme, per andare contemporaneamente in molte direzioni, mettendoci in crisi. 

Ora quante siano le direzioni verso cui all'improvviso, contemporaneamente, il nostro sentimento si orienta, facendoci tremare dalle fondamenta, non importa. Il numero infinito di direzioni può riassumersi in due. Una via qualunque e la via opposta ad essa. Due è il numero minimo e necessario al verificarsi dell'esistenza.  Il dubbio che è emblema di tutti i possibili dubbi, non a caso, è il dubbio amletico che si attiva nell'indecisione fra le due sole, vere possibilità che ci sono date, all'interno delle quali esistono altre infinite possibilità di scelta: essere o non essere. 
Essere o non essere. Assenza totale o presenza piena. Pieno o vuoto. Bianco o nero. Gli scacchi: l'emblema del dubbio. 

L'apertura di una finestra dove prima non c'era, e nemmeno l'avevamo pensata, aumenta d'improvviso le nostre possibilità di veduta, riempie di luce le nostre stanze, rende più interessanti, forse, i nostri edifici. Forse qualche parete indebolita dalla nuova apertura collasserà facendo crollare una parte dell'edificio. Non tutto però sarà andato perduto. Progettando di nuovo l'area crollata terremo conto dei panorami prima sconosciuti e saremo capaci di un progetto più ricco, che include le esperienze precedenti e le nuove conoscenze. 

Il dubbio assale, irrompe, ci spacca, ci inonda, ma può anche essere indotto. Insinuare un dubbio, in noi stessi e negli altri, è quasi un nostro dovere. Serve a svelare altre, nuove, ancora sconosciute possibilità fra quelle infinite che si attivano fra i due opposti dell'essere e del non essere.