martedì 24 aprile 2012

La goccia d'acqua. Favola sulla città.

Certamente sapete che cosa è una lente di ingrandimento.

Ebbene ce ne sono alcune che messe davanti all’occhio, permettono di vedere, in una semplice goccia d’acqua dello stagno, che guardata così sembra soltanto una perla trasparente, una miriade di animalluzzi!
Animaluzzi veri che vivono proprio lì.
Fate conto di avere davanti un piatto di gamberetti vivi che si saltano addosso l’un l’altro. Ma questi animaluzzi non si contentano di zomparsi sulla schiena, questi sono addirittura feroci: arrivano ad azzannarsi strappandosi reciprocamente gambe, braccia e parti del corpo!
Ebbene, sia pure a modo loro, sono però felici e contenti!
Ora, dovete sapere che c’era una volta un vecchio che si chiamava Bulica-Brulica e quindi tutti lo chiamavano così. Effettivamente voleva andare a fondo di ogni cosa e trarne il massimo possibile. Se poi non ci riusciva, ricorreva alla magía.
Ed ecco che un bel giorno lo troviamo seduto davanti ad una goccia d’acqua tratta da una pozzetta del fossato con l’occhio incollato ad una di quelle famose lenti.
Lí sí che c’era davvero un bel brulicare!
Infatti, in quanto a brulicare, un ribollimento di insetti tali non si era mai visto; e come brulichío, l’agitarsi, il formicolare, lo sciamare era veramente strabiliante!
E come si agitavano, abbrancavano, divoravano
- Che orrore! – esclamò il vecchio Bulica-Brulica – È una vera atrocità! Eppure ci deve essere un mezzo per metterli d’accordo e per persuaderli di vivere amichevolmente e soprattutto che ciascuno badi ai fatti suoi!
Ma per quanto si lambiccasse il cervello, non riuscì a trovar la soluzione per cui si decise di ricorrere alla magía.
- Intanto li tingerò, così li vedrò molto meglio! -
E colò nella goccia una piccola stilla rossa. Sembrava vino, ma era invece nientemeno che preziosissimo sangue di strega, da due denari la stilla! Gli animaluzzi divennero rossicci: sembravano una tribù di pellerossa!
In quel momento giunse un altro mago: questo non aveva alcun nome il che lo rendeva singolare.
- Che roba hai lí? – chiese.
- Se indovini di che si tratta, te ne faccio un regalo. Bada però, non è facile scoprirlo se non lo si sa!
Il mago senza nome si curvò a guardare attraverso la gente. A lui parve di vedere una città di gente che si affaccendava andando in giro nuda. Ma c’era inoltre qualcosa di veramente raccapricciante: tutti si urtavano, ciascuno voleva prendere il posto dell’altro, si mordevano, si dilaniavano. Bastava che uno trovasse che l’altro aveva una gamba , che secondo lui era più lunga della sua, perché l’eliminasse. Ce n’era un altro che aveva un foruncolo dietro l’orecchio, che lo faceva soffrire… giù! addosso! a farlo soffrire mille volte di più! Laggiù uno di quegli esserini se ne stava appartato, innocente come una fanciulla: non chiedeva che un po’ di pace, di serenità… eccolo afferrato, trascinato a forza nella mischia, nello stesso momento tirato da una parte e da quella opposta, azzannato, finito, divorato!
- Guarda che modo di spassarsela! – esclamò il mago senza nome.
- Ma insomma, hai capito di che si tratta? – chiese il vecchio Bulica-Brulica.
- È semplice! Si tratta di Copenaghen, o anche di un’altra qualunque città: tanto sono tutte uguali! In ogni modo di una città! Su questo non c’è dubbio.
Bulica-Brulica lo guardò con una cert’aria….
- È una goccia d’acqua di pozzanghera!

H. C. Andersen, Trentotto fiabe, Edipem, Novara 1973



Dalla serie di disegni sulla "Città-Sposa". La prima città: in costruzione

Dalla serie di disegni sulla "Città-Sposa". La seconda città: sacra e profana


 Dalla serie di disegni sulla "Città-Sposa". La terza città: una e trina


le immagini fotomontaggio e intervento grafico sono dell'autore del blog