lunedì 16 gennaio 2012

A pranzo con "Il Figlio del Venditore di Sogni"... Un baffo di Velázquez cadde nel piatto!


Il "Venditore di Sogni" è il celeberrimo Salvador Dalí, proprio lui, l'artista catalano che ha incarnato il movimento surrealista dei primi del '900. Suo figlio è l'artista Josè Van Roy Dalí, autore del romanzo autobiografico "Il figlio del Venditore di Sogni".

Quando ho rivolto il mio invito ad inviarmi una ricetta al Sig. Dalí speravo vivamente che lo accettasse, ma sinceramente non credevo che lo prendesse seriamente in considerazione. E invece, con mia grande gioia, il Sig. Dalì mi rispose che, non sapendo cucinare, avrebbe provato a guardare nel "volume segreto" delle ricette di sua moglie (che in fondo si può dire siano anche sue visto che sono dedicate e create tutte per lui) e me ne avrebbe fatta avere una.. Detto, fatto.. mi ha inviato l'originale ricetta che vi illustro più sotto.

Dunque la ricetta è in realtà della Sig.ra Barbara che però non ama mettersi in mostra e della quale dunque non posso dirvi nulla, se non che è felicemente sposata con il Sig. Dalí da circa 40 anni. Abitano in una casa-atelier-museo alle porte di Roma piena, pare, di gatti. 
Un legame indissolubile lega Josè a Barbara come quello che ha tenuto insieme per tutta la vita Salvador Dalí ed Helene Deluvina Diakonoff, madre di Josè e meglio conosciuta con il soprannome di Gala. Quattro esistenze intrecciate in un'unica affascinante quanto ingarbugliata storia, impossibile da riassumere in poche battute, in cui c'entrano l'arte, l'amore, la passione, la guerra, la lontananza, il mistero e anche talvolta le bugie, l'esibizionismo e l'egoismo impugnati come armi a difesa delle proprie idee e degli affetti più cari. Un'avvincente storia d'amore e passione che si riversa senza riserve nelle numerose opere scritte e dipinte dai Dalí padre e figlio.

Ho avuto il piacere e la fortuna di avere con il Sig. Dalí qualche interessante seppur brevissima conversazione nel corso di questi ultimi tre, quattro anni, da quando cioè, apprendendo della sua esistenza, volli inviargli una copia della mia tesi di laurea che si proponeva di indagare e approfondire un aspetto particolare dell'operato di Salvador Dalí, ossia il suo rapporto con il mondo della moda. Ho avuto così l'occasione di rendermi conto di quanto Josè fosse persona cordiale e affabile e spiccatamente autoironica, non di meno, assolutamente e profondamente surrealista!

Forse vi sarete chiesti che c'entra il dettaglio di un dipinto di Velázquez con l'illustrazione di una ricetta di cucina e sopratutto con i Dalí.. bene ve lo dico..
Nei mesi che impiegai per la stesura della mia tesi di laurea su Dalí si verificarono delle circostanze assai strane che mi portavano, ad ogni loro verificarsi, sempre più addentro a ciò che studiavo... finché cominciai a credere che non fossero coincidenze ma "manifestazioni daliniane" (sono sicura che il mio relatore, persona estremamente razionale, quasi cinica, a cui sistematicamente le raccontavo, cominciò a pensare che a furia di cercare di capire il "metodo paranoico-critico" usato da Dalí per dipingere, io stessa stessi diventando un po' paranoica)... 
Un giorno tirando giù da uno scaffale un libro che non prendevo da tempo mi accorsi che aveva due segnalibri infilati fra le pagine, ne sfilai uno e lo infilai senza guardarlo in "Diario di un genio" (libro straordinario che vi consiglio di leggere, scritto da Salvador  Dalí)  che avevo a portata di mano perché ne stavo completando la lettura e lo studio. Il pomeriggio di quello stesso giorno ripresi la mia lettura e tirando fuori da "Diario di un genio" il segnalibro che la mattina quasi con naturalezza era scivolato fra quelle pagine, mi accorsi che portava raffigurato un dettaglio del dipinto "Filippo IV" di Diego Velázquez su cui spiccavano, incredibilmente, proprio “gli affilati, imperialisti, ultra-razionalisti e puntati verso il cielo” (come li definisce lo stesso  Dalí in "Diario di un Genio", pag.19) baffi. Proprio i baffi "gai e vivaci di Velázquez" (Op.cit. pag.68) che Dalì decise di adottare come segno distintivo della sua persona e del suo genio, facendone la sua firma, e anzi rendendoli una sintesi visiva del cognome Dalí, in pratica un marchio di famiglia (vedi infatti José Van Roy Dalí).
A proposito dei suoi baffi e delle motivazioni che lo spingono ad adottarne un paio di quella e non di un'altra forma, Salvador Dalí da ampia spiegazione nei suoi scritti e soprattutto nell'opera citata, nella quale ricorda anche che il poeta Federico Garcìa Lorca (suo grande amico) definì i baffi "la costante tragica del volto umano".

Forse, un'altra volta, se vorrete, vi racconterò le altre "manifestazioni daliniane" che si sono materializzate sotto ai miei occhi in quegli irripetibili giorni pieni di scoperte e sorprese che mi servirono per scrivere la tesi e che incisero sulla mia esistenza in maniera imprescindibile. Per ora è tutto. 

Ringrazio vivamente José Van Roy Dalí e sua moglie Barbara per la generosa concessione e per avermi dato la possibilità di ripartire in modo tanto straordinario con le illustrazioni del mio blog in questo nuovo 2012! 



Per approfondire:


lunedì 2 gennaio 2012

Benvenuto anno nuovo!


[...] La crisi è la migliore benedizione che può arrivare a persone e Paesi, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dalle difficoltà nello stesso modo che il giorno nasce dalla notte oscura. E’ dalla crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i propri insuccessi e disagi, inibisce il proprio talento e ha più rispetto dei problemi che delle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. La convenienza delle persone e dei Paesi è di trovare soluzioni e vie d’uscita. Senza crisi non ci sono sfide, e senza sfida la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. E’ dalla crisi che affiora il meglio di ciascuno, poiché senza crisi ogni vento è una carezza. Parlare della crisi significa promuoverla e non nominarla vuol dire esaltare il conformismo. Invece di ciò dobbiamo lavorare duro. Terminiamo definitivamente con l’ unica crisi che ci minaccia, cioè la tragedia di non voler lottare per superarla”. 


Uso queste parole che Albert Einstein pronunciò nel 1955 per augurare a tutti noi uno straordinario 2012 creativo e florido... Il 2011 rimarrà negli annali come l'anno della crisi economica più grave dopo quella del 1929, ma le crisi che riescono a destabilizzarci, piccole o grandi, sono tante e quotidiane, come scosse di terremoto più o meno leggere che ci ricordano che il nostro essere magmatico ribolle continuamente, che è in perenne evoluzione e che per questo non esistono certezze e punti fermi. Tutto è relativo, non esiste il male assoluto o il bene assoluto, tant'è che "non tutti i mali vengono per nuocere"! Ogni medaglia ha il suo rovescio e se una crisi è qualcosa che riesce a farci diventare estraneo ciò che fino ad un attimo prima ci era familiare, vuol dire che il suo potenziale energetico è molto alto.. e poiché nessuna energia è di per sé negativa l'augurio per questo nuovo anno è che riusciamo a sfruttare positivamente la carica di energia delle nostre crisi per creare cose meravigliose e raggiungere cieli altissimi. Buon anno a tutti!


ADDIO AL 2011...
Fare i bilanci a fine anno può essere divertente.. perciò mi piace pubblicare questi dati dal dietro le quinte de "Il baule volante":

Il blog dalla sua nascita (maggio 2011) al 31 dicembre 2011:  
Si ringraziano vivamente tutti coloro che hanno contribuito al successo del blog nello scorso 2011, coloro che hanno letto, seguito, commentato, cliccato, e in modo particolare, per la loro partecipazione starordinaria: l'attore Patrizio Rispo, l'artista designer Giovanni Scafuro; la chef Viviana Varese, il designer Alessio Romano.