giovedì 13 ottobre 2011

L'oceano mare e le città invisibili.

In "Oceano Mare", Alessandro Baricco scrive: "cosa diciamo quando diciamo: mare? Diciamo l'immenso mostro capace di divorarsi qualsiasi cosa, o quell'onda che ci schiuma intorno ai piedi? L'acqua che puoi tenere nel cavo della mano o l'abisso che nessuno può vedere?" ... Potremmo farci le stesse domande sulla città! In fondo la città è l'oceano sulla terra ferma.. è fatta anch'essa di superfici mobili e paurosi abissi. Potremmo chiederci se la città è quel gruppo di edifici abbarbicati qua e là sulle cime del mondo, o quella materia che si addensa in certi punti del globo per esplodere verso l'universo a soddisfare l'atavico istinto di catturare il sole. Se è quell'immagine che da lontano ci entra negli occhi come un miraggio irraggiungibile, oppure quel labirinto di dedali isolati, maleodoranti, affollati, vuoti, tristi, rumorosi, tetri, a scorrimento veloce o lento, larghi, stretti, sotterranei, luminosi e cupi che ci avvolgono e ci accompagnano dove vogliamo andare. 
È la città che ci contiene o siamo noi a contenere la città? Ma la città non siamo noi? Quand'è che nasce, che esiste una città? Quando la progettiamo su carta, la costruiamo con mattoni oppure quando varcando l'uscio di casa mettiamo in atto una serie di gesti che disegnano intorno a noi lo spazio nel quale incontriamo ed interagiamo con gli altri?

"È l'umore di chi la guarda che dà alla città di Zemrude la sua forma." Zmerude è una delle "città invisibili" di Italo Calvino, il quale, come egli stesso ha asserito in una conferenza che si è tenuta a New York nel 1983, ha scritto "qualcosa come un ultimo poema d'amore alle città". Sono convinta che non esistano tante città, ma che la città sia unica, estesa nel tempo e nello spazio, come un organismo che cresce e si evolve, che cambia forma a seconda di come cambiamo noi, che aderisce a noi come un indumento di lycra. E credo che la descrizione di Calvino della città, a cui egli dà tanti nomi, sia l'unica descrizione in grado di restituirne in qualche modo l'immagine, l'unica descrizione possibile, l'unica che potremmo usare per raccontare cosa sia "la città" al marziano che incontreremo fra qualche anno.   
Le città di Calvino che egli dice essere "inventate" sono in verità le più reali. Esse sono "invisibili" perché la città è realmente invisibile finché noi non decidiamo di guardarla, è anzi del tutto inesistente finché noi non la interpretiamo, non la animiamo, non la rendiamo visibile attraverso noi stessi. Noi siamo la città. Gli altri sono la città. La città esiste solo quando noi la guardiamo. 




3 commenti:

  1. copio e incollo qui i commenti relativi a questo post che mi sono stati inviati su Facebook:

    - CHIARA BOLANI: Ciao Cristina...ho letto e riletto ciò che hai scritto sul tuo blog a proposito della città...all'inizio ho fatto un po' di fatica a capire perchè avevi iniziato descrivendo il mare...poi andando avanti con la lettura tutto mi è sembrato più chiaro...e devo dire che mi è piaciuto..sono andata poi a leggere ciò che hai scritto su Napoli e mi sono commossa...non ho mai visto Napoli...purtroppo sentiamo tante cose negative...ma la tua descrizione così piena di poesia, di odori e profumi, voci e calore umano, mi ha fatto capire che, per amare e capire una città bisogna immergersi tra le sue viscere, ed è come per apprezzare il mare dobbiamo immergerci nella sua profondità... ecco spiegato il rapporto mare-città... Mi hai dato uno spunto...proverò anch'io a descrivere la mia città...per la quale ho un rapporto costante di odio-amore....grazie!!!

    CRISTINA SENATORE: Chiara! mi onori con il tuo commento!(che se non ti spiace copio e incollo nel blog come commento al post!) ti ringrazio tanto per l'attenzione! purtroppo di napoli si sentono molte cose brutte... ma credimi spesso vengono dette delle cose per puro ostracismo. Napoli è una città che va vista, che va respirata in prima persona, e poi magari anche odiata.. ma c'è qualcosa a Napoli, non perché sia la mia città, che nelle parole non entra! poi, penso, per tutte le cose è bene non fidarsi di ciò che gli altri ci mostrano.. le parole, purtroppo, troppo spesso in questo paese, nascondono e fanno gli interessi di chi le pronuncia! Quando scriverai qualcosa sulla tua città, taggami che leggo, che anzi ti riporto nel mio blog! se vuoi naturalmente! ;)

    CHIARA BOLANI: Copia e incolla pure...anzi, mi fa piacere... ; ed è vero che dobbiamo avere sempre un occhio critico nei confronti di ciò che ci mostrano...purtroppo si scivola spesso nel generalizzare...senza metterci un po' di comprensione e di sentimento...a volte...(prendo spunto da ciò che ho letto prima da un post di Laura Pititu), sarebbe sufficiente un "Grazie" seguito da un sorriso per addolcire l'animo umano...abbiamo bisogno di amore e spesso ce lo dimentichiamo...e dovremmo cercare le belle notizie per circondarci di positività...

    CRISTINA SENATORE: più che cercare le belle notizie, non rinunciamo a vedere con i nostri occhi e semmai ad amare o odiare direttamente con il nostro cuore! ;)

    CHIARA BOLANI: Vero...hai trovato le parole giuste...

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  2. copio e incollo qui i commenti relativi a questo post che mi sono stati inviati su Facebook:

    LAURA PITITU: L'ho letto con attenzione...brava davvero...
    Le città sono dentro di noi....le nostre esperienze, i nostri ricordi, ma anche i nostri sogni, desideri e progetti...

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  3. Sono convinta che non esistano tante città, ma che la città sia unica, estesa nel tempo e nello spazio, come un organismo che cresce e si evolve, che cambia forma a seconda di come cambiamo noi, che aderisce a noi come un indumento di lycra.

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